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Kyme è la più antica colonia greca d’Occidente, fondata tra la metà e il terzo quarto dell’VIII sec. a.C. da una compagine mista. Strabone menziona due ecisti, Hippokles di Cuma e Megasthénes di Calcide, nomi parlanti che ne sottolineano la forza e l’abilità nella cavalleria. Essi seguirono una colomba in volo o il frastuono di cembali guidati da Apollo e diedero il nome Kyme alla città, dichiarandola fondata dai Calcidesi.
Il Monte di Cuma, in realtà, viene occupato già in epoca precoloniale da un abitato indigeno da inquadrare tra l’età del Bronzo finale e l’età del Ferro. Immediatamente il sito assume un ruolo importante in quanto baluardo verso mare di un popolo che interagisce con i primi prospectors euboici. Così, in virtù della sua posizione costiera strategica, Cuma si inserisce in ampi circuiti commerciali e culturali che coinvolgono l’Etruria, la civiltà nuragica, l’Egeo e il Vicino Oriente.
La fondazione della colonia greca comporta l’interruzione della vita della popolazione locale, probabilmente considerata dagli Euboici possibile concorrente nel controllo delle rotte tra Ischia e il litorale flegreo, a differenza di Capua e della valle del Sarno viste come punti di accesso alle risorse interne. I Greci stabiliscono l’acropoli sulla Rocca cumana, a strapiombo su tre lati e accessibile solo dal versante meridionale, a picco sul mare e dominante su una vasta e fertile pianura. Essa doveva rappresentare un presidio utile al controllo sia della costa sia del territorio circostante.
Nel 421 a.C. Cuma viene conquistata dai Sanniti che rafforzano l’acropoli con opere difensive in previsione delle guerre sannitiche. Con la comparsa di Roma nello scenario campano, Cuma diventa sua alleata e assume un ruolo decisivo nel passaggio da Repubblica a Impero in qualità piazzaforte di Ottaviano.
In età medievale la città si contrae sull’acropoli, ora trasformata in castrum per timore delle invasioni barbariche e per la malaria causata dalle paludi settentrionali. Nel corso della guerra greco-gotica i Bizantini sottraggono Cuma agli Ostrogoti. Nel 717 d.C. la città viene occupata dal duca longobardo di Benevento Romualdo II, ma poco dopo il duca di Napoli Giovanni I la riconquista. Nel 915 d.C. i Saraceni devastano Cuma, che da quel momento in poi si riduce a ricovero di corsari e predoni. La città viene distrutta dalle armate di Napoli guidate da Goffredo di Montefuscolo nel 1207. Negli anni della seconda guerra mondiale il Monte di Cuma, per la sua posizione geografica, venne utilizzato da parte del Genio Militare come uno strategico baluardo di difesa di tutta l’area flegrea e domizia.
Ciò che alimenta tuttora il dibattito in relazione all’acropoli cumana è la difficoltà di risalire alla titolarità dei culti. Le due terrazze, collegate dalla Via Sacra lastricata in età augustea, nel VI sec. a.C. sono dominate dai templi greci che subiscono rifacimenti in epoca sannitica e romana, finché in età medievale vengono trasformati in chiese. Dunque, sebbene muti nell’aspetto, l’acropoli conserva il suo carattere sacro.
Diverse evidenze di incerta provenienza, in particolare l’ara con l’iscrizione di dedica ad Apollini Cumano da parte di Q. Tineius Rufus e lastre con cetra e uccello di età romana, hanno spinto a riconoscere nel tempio sulla terrazza inferiore il culto di Apollo e in quello sulla terrazza superiore il culto di Giove. Tuttavia, dalla terrazza inferiore provengono anche diverse iscrizioni in osco e latino in onore di Iuppiter Flagius-Fulgurator, che richiamano lo Zeus armato di folgore che abbatte i Giganti nella piana flegrea. Le campagne di scavo condotte dal 2011 nell’area del Tempio Maggiore dall’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, coordinate dal prof. Carlo Rescigno, hanno fornito nuovi spunti di riflessione, proponendo di invertire le attribuzioni tradizionali e riconoscere ad Apollo la titolarità del santuario della Terrazza Superiore.
(Mariamafalda Crisci)
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Kyme is the oldest Greek colony of continental West, founded between the middle and the third quarter of the 8th cent. BC by a mixed human group. Strabo mentioned two oecists, Hippokles from Cumae and Megasthénes from Chalcis, speaking names highlighting their strength and ability in cavalry. They followed a flying dove or the noise of the harpsichord guided by Apollo, giving the name Kyme to the city and declared it founded by Chalcidians.
Actually, the Mount of Cumae was already occupied in pre-colonial times by an indigenous settlement to be dated between the Late Bronze Age and the Iron Age. The site immediately acquired an important role as strongpoint towards the sea with a population interacting with the first Euboic prospectors. Thus, thanks to its strategic coastal position, Cumae was inserted into wide commercial and cultural circuits, spanning from Etruria, the Nuragic civilisation, the Aegean, and the Near East.
The foundation of the Greek colony involved the interruption of the local population dwelling, probably being regarded by Euboics as possible competitors in the control of routes between Ischia and the Phlegraean littoral, whereas Capua and the Sarno Valley were considered access points toward inland resources. The Greeks established the acropolis on the Mount of Cumae, overhanging on three sides and accessible only on the southern slope, perched over the sea and overlooking a wide and fertile plain. It would have represented a garrison for the control of both the coast and the inland territory.
In 421 BC Cumae was conquered by the Samnites who reinforced the acropolis with defensive constructions in prevision of the Samnite Wars. With the advance of Rome in the Campanian scenario, Cumae become its allied and assumed a decisive role in the passage from the Republican to the Imperial phase as a stronghold of Octavian.
In the Middle Age, the city retracted on the acropolis, now transformed into a castrum after concerns for the Barbaric invasions and the malaria caused by the nearby swamps on the north side. During the Gothic War, the Byzantines conquered Cumae defeating the Ostrogoths. In 717 AD, the city was occupied by the Longboard Romuald II Duke of Benevento but, after a short time, John I Duke of Naples reconquered it. In 915 AD, the Saracens destroyed Cumae: from that moment onwards it was reduced to shelter of corsairs and marauders. The city was devastated by the troops of Naples guided by Goffredo of Montefuscolo in 1207. In the years of the Second World War the Mount of Cumae, thanks to its geographic position, was conceived by the military engineering as a strategic defensive bastion for the whole Phlegraean and Domitian areas.
The main issue within the Cumae acropolis scholarly debate is the difficulty of individuating the titularity of the cults after the material remains recovered. In the 6th cent. BC the two terraces, connected by the sacred way which was paved only in the Augustan Era, were dominated by the Greek temples: reorganised and modified in the Samnite and Roman periods, these become churches during the Medieval times. Therefore, the acropolis retained its sacral character across centuries even if in a mutable form.
Several materials of unclear provenance, such as the altar with the dedicatory inscription to Apollini Cumano by Q. Tineius Rufus as well as the slabs decorated with kithara and birds from the Roman epoch, brought to recognise the cult of Apollo in the inferior terrace and that of Jupiter in the upper terrace. However, from the lower terrace many Oscan and Latin inscriptions in honours of Iuppiter Flagius-Fulgurator have been also recovered, which evoke the presence of Zeus equipped by thunderbolt striking the Giants in the Phlegraean Fields. Excavation campaigns conducted since 2011 on the Major Temple by the University of Campania “Luigi Vanvitelli” and coordinated by Prof. Carlo Rescigno, have provided new insights, proposing to reverse the traditional attributions and recognize Apollo as the main deity of the sanctuary on the Upper Terrace.
(trad. a cura di Ilaria Cristofaro)
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